In questo momento di misure preventive, contenitive, curative, eccetera, eccetera per il Coronavirus (Covid19) qualcuno ha riscoperto, o afferrato per la prima volta, il significato pragmatico della parola prossemica (1). Termine e concetto spiegato e sperimentato nella formazione sulle soft skills, nei corsi di comunicazione professionale per la vendita, il lavoro di gruppo, la leadership.

L’occasione è utile per fare qualche riflessione su alcune idee già pubblicate su We Work Well, in apparenza apocalittiche per il lettore frettoloso, in cerca di opposizioni concettuali facili e semplificate. Ma non è così.

We Work Well è il blog di SOGES Holding Company dedicato a lavoro e crescita economica sostenibile. E la sua efficacia ed utilità dipende anche da te lettore: persona al lavoro. Sfrutta la tua capacità di prendere l’imbeccata su punti di vista alternativi e prova a trarne qualche sviluppo applicativo per migliorare con responsabilità la tua realtà professionale quotidiana (dopo una lettura profonda: deep reading).

Partiamo dall’ultimo post: Nel 2030 non serviranno più le soft skills. Nell’articolo non ho affermato nulla di assoluto e di inemendabile. Intendevo sottolineare che le 10 competenze del futuro sono intrise di conoscenza e non solo di soft skills. Tra l’altro citavo anche la Virtual Collaboration: competenza essenziale per lo smart working.

Del bisogno di nuove conoscenze ne abbiamo un esempio efficace proprio in questi giorni.

Infatti la mancanza di conoscenze sulla nuova malattia del Coronavirus rallenta la realizzazione del vaccino (cfr. FAQ del Ministero della Salute – Covid-19, domande e risposte).

Oggi, ai tempi del Covid-19, l’abilità di unire conoscenze con la gestione efficace dell’ansia e dello stress (es. tipiche soft skills) è altrettanto importante per non cadere in paranoia o in uno stato di panico generalizzato.

Ritorniamo ad un post meno recente: Il formatore nel predominio del web. Qui non si faceva alcuna considerazioni contro il web, le tecnologie didattiche, la formazione a distanza (FaD), e-learning.

Con semplicità costatavo che oggi il contenuto è ovunque per sottolineare l’importanza del ruolo del formatore, sempre, anche nell’era della digital trasformation. La funzione del formatore nel digital learning è diversa e ancora più determinate. Lo possiamo iniziare a capire oggi che quasi un milione di insegnati, delle scuole di ogni ordine e grado, deve iniziare ad allestire un PC e collegamento web, progettare lezioni, monitorare compiti in FaD per gli studenti costretti a casa (Dpcm 9 marzo 2020).

Insomma, la prossemica che fine ha fatto? È stata sola lo spunto (comunque leggi la nota 1 sotto) per invitare nuovamente i lettori di We Work Well a Pensare per lavorare bene, agire per pensare e lavorare meglio (qui la descrizione programmatica del blog).

Sfruttiamo l’opportunità di questo momento sociale contingente, di quarantene o non quarantene, “io resto a casa” per pensare con più attenzione e resistere alla tentazione di usare il web solo per surfare e non annoiarci, perché sono chiuse sale cinematografiche, bingo e da ballo. Approfittiamone per riflettere senza opposizioni catastrofiche sul rapporto tra il corpo e la tecnologia, il reale e il virtuale, la fisicità e la digitalizzazione, l’esperienza diretta e quella mediata.

Non sappiamo bene cosa accadrà, ma cogliamo l’occasione per innovare i nostri comportamenti e saperi. Addio all’originalità: leggete per capire ed essere innovativi.

(1) dalla Terccani online prossemica: parte della semiologia che studia il significato assunto, nel comportamento sociale dell’uomo, dalla distanza che l’individuo frappone tra sé e gli altri e tra sé e gli oggetti, e quindi, più in generale, il valore attribuito da gruppi sociali, diversi culturalmente o storicamente, al modo di porsi nello spazio e al modo di organizzarlo.

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